DE
CHIRICO GIORGIO
VOLO
(Grecia) – 00100 ROMA
Pittore
professionista - (Volo 10 luglio 1888 - Roma il 20 novembre 1978).
Frequentò
per due anni la scuola di disegno dell'Istituto Politecnico di Atene, trasferitosi
poi a Monaco di Baviera frequentò per circa due anni l'Accademia delle Belle
Arti. Dopo il 1910 si trasferì a Firenze e successivamente a Parigi, dove frequentò
l'ambiente artistico dell'Ecole de Paris. Nel 1915 tornò in Italia, dove alternò
i soggiorni tra Ferrara, Roma, e Firenze. Nel 1925 tornò di nuovo a Parigi dove
rimase fino al 1931, data del suo rientro definitivo in Italia: si stabilì prima
a Milano, poi a Firenze, e infine a Roma. Tenne la sua prima esposizione a Parigi
nel 1912 al Salon d'Automne. Da allora fu presente alle più importanti manifestazioni
d'arte: Biennale di Venezia, Triennale di Milano, Quadriennale di Roma. Alla
Biennale di Venezia del 1948 fu allestita una mostra
della Metafisica alla quale partecipano anche Carlo Carrà, Giorgio Morandi
e Mario Sironi. Una mostra del suo periodo Metafisico fu organizzata al Museo
d'Arte Moderna di New York nel 1955. Nel 1970 l'Ente Manifestazioni Milanesi
gli allestì una mostra al Palazzo Reale di Milano. Fece personali nelle principali
città del mondo. I maggiori critici e giornalisti del mondo hanno scritto di
lui su quotidiani, periodici, cataloghi e monografie. Fu l'iniziatore della
pittura Metafisica nel 1910.
"...
Giorgio de Chirico non mira ad altro ormai, se non a rendere la sua pittura
sempre più abile, sempre più sapiente, sempre più bella. E' il caso più alto,
questo, di pittura surrealista, se alla parola surrealista si dà un significato
più vasto di quello in corso, e se per pittura surrealista s'intende una pittura
completamente rimossa dalle sedi temporali, e trasferita nelle regioni poetiche.
Il perfezionamento tecnico non ha lo scopo di avvicinare la rappresentazione
all'oggetto, ma al contrario di staccarla sempre più, per farne una cosa in
sé...".
(1940 - Alberto Savinio).
"...
Coi manichini Giorgio de Chirico inaugura uno dei periodi più straordinari e
avventurosi dell'opera sua e suscita
una rivoluzione nel campo delle arti. Il manichino di de Chirico più che un
vero e proprio personaggio è un veicolo plastico. La sua struttura è complessa
ed elementare. E' una macchina ma è anche un essere soprannaturale, uno scheletro
ragionato, una specie di androgeno matematico composto di squadre, con una testa
ovale senza lineamenti e un profilo proiettato. Ha qualche cosa di solenne e
di conturbante. Una idea fissa. L'involucro di un eroe antico o futuro non ancora
identificato. Può essere Telemaco e può essere Orfeo. De Chirico li accoppia
e li separa, li articola, dà loro un nome e degli attributi. Due sono Ettore
e Andromaca, uno è l'Indovino o il manichino Trovatore, le gemelle sono due
delle nove muse, le Muse inquietanti. Hanno una robusta prospettiva e si mantengono
su piani leggermente inclinati manovrando delle grucce trigonometriche...".
(1942 - Raffaele Carrieri)
"...Giorgio
de Chirico costituisce con calma e nella meditazione composizioni armoniose
e misteriose. Concezione plastica della politica del tempo. Questi studi puramente
disinteressati e la cui espressione estetica e' molto impressionante, meritano
di attirare l'attenzione...".
(1914 - Guillaume Apollinaire).